Jul 9, 2019 | Staff
Intervista a Ferdinando M. Ametrano
Settima puntata dell’intervista al nostro direttore Ferdinando M. Ametrano sul tema Bitcoin, con Nicole Vismara (manager di Deloitte Consulting). Le successive puntate verranno pubblicate con cadenza regolare ogni martedì e giovedì, in coda sono presenti i link alle puntate precedenti. Di seguito la trascrizione di questa puntata.
7 - Privacy e futuro della moneta
[NV] La confidenzialità delle transazioni finanziarie favorisce i criminali.
[FA] Siamo in un mondo in cui la privacy è sempre più minacciata, ma paradossalmente sembra interessare solo i criminali: eppure si tratta di un diritto fondamentale riconosciuto nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Anche la nostra Costituzione sancisce che la “libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”, ma accettiamo che il monitoraggio di massa delle conversazioni (e di quelle conversazioni particolari che sono le transazioni finanziarie) sia la prassi usuale a cui affidiamo la nostra sicurezza.
[NV] Le persone oneste non hanno nulla da nascondere.
[FA] Le rispondo con una citazione di Edward Snowden: “rinunciare alla privacy perché non si ha niente da nascondere è come rinunciare al diritto di parola perché non si ha niente da dire”.
[NV] È ragionevole sacrificare la privacy per la sicurezza: durante le guerre alcuni diritti vengono temporaneamente sospesi.
[FA] Si, ma in questo caso però si tratta solo di una pericolosa forma di pigrizia intellettuale e operativa: decentralizzazione e crittografia stanno rendendo comunicazioni e transazioni finanziarie imperscrutabili all’analisi. Il monitoraggio di massa del grande fratello ha quindi inevitabilmente i giorni (magari gli anni) contati: da un lato sarà sempre meno efficace, dall’altro comporta in realtà gravi rischi per la privacy di tutti. Insomma, i malintenzionati sfuggono ai controlli, mentre i cittadini onesti subiscono violazione arbitrarie e generalizzate della loro privacy. Sarà meglio prenderne atto e adeguare strumenti d’indagine e criteri del diritto, senza attardarci in battaglie di retroguardia destinate al fallimento. Sono elementi che fanno parte di quel radicale cambio di paradigma che rende obsolete molte prassi su cui fondiamo la stabilità del nostro vivere civile.
[NV] La sicurezza quindi non la preoccupa?
[FA] Mi preoccupo della sicurezza e della libertà. Come cittadini ci propongono di barattare la privacy con la sicurezza, ma non funzionerà e rischia di mettere a repentaglio la libertà nostra e dei nostri figli. Ci lasciamo cullare dalle “magnifiche sorti e progressive” della democrazia ma dimentichiamo le dittature in Cina, Corea del Nord, Myanmar, Venezuela e che 80 anni fa dalle nostre parti c’erano Hitler, Mussolini e Stalin. Dobbiamo temere strumenti di controllo di massa che i regimi totalitari di domani potrebbero usare con efficacia inedita e spaventosa.
[NV] Addirittura Bitcoin paladino dei diritti umani? [FA] Bitcoin è già oggi una cartina tornasole della democrazia essendo sostanzialmente avversato in paesi come Cina, Russia e Venezuela. Chi è perseguitato o vive in uno Stato sull’orlo della bancarotta con Bitcoin può portare in salvo i suoi risparmi. In quanto oro, Bitcoin è un bene rifugio non manipolabile, non confiscabile: una “garanzia” per i propri risparmi, al riparo da inflazione o interventi predatori. Se un paese come il Venezuela o la Grecia va in crisi, Bitcoin difende la proprietà privata dalle grinfie del Leviatano.
[NV] Certo, ma questo aiuta anche la fuga all’estero dei capitali e l’evasione fiscale.
[FA] Ritengo che la lotta ad un fisco oppressivo vada condotta a livello politico e non con pratiche illegali, ma queste possibilità tecniche sono come valvole di sfogo che impediscono soprusi eccessivi. Le cito Luigi Einaudi, economista di fama internazionale, Presidente della Repubblica ed uno dei padri della Repubblica Italiana: “Gli esportatori illegali di capitale sono benefattori della Patria, perché i capitali scappano quando i governi dissennati e spendaccioni li dilapidano, e allora portandoli altrove li salvano dallo scempio e li preservano per una futura utilizzazione, quando sarà tornato il buon senso”.
[NV] Abbattiamo quindi il sistema attuale? È indubbio che Bitcoin abbia una caratterizzazione anarchica ed antagonista.
[FA] Non mi sbilancio sulle caratterizzazioni politiche, anche perché l’eterogenesi dei fini spesso rende poco rilevanti queste considerazioni. Di certo, dopo millenni in cui Cesare ha avocato a sé il monopolio sulla moneta, ci sembra incomprensibile, perfino rivoluzionario, constatare che tale monopolio non è più tecnicamente necessario. Ma non è necessario per questo sposare la cultura anarchica, io ad esempio ne rifuggo: al Leviatano occorre tagliare le unghie, ma se lo uccidiamo rischiamo di ritrovarci con mostri peggiori, quelli storicamente sconfitti dalla Rule of Law. Molto meglio la cultura libertaria della scuola austriaca, quella del premio Nobel per l’economia Friedrich von Hayek: contro il monopolio governativo della moneta, per la competizione di mercato tra monete a corso legale e monete private. Il libero mercato e la concorrenza permetteranno l’emergere di buone monete e buone prassi monetarie, il monopolio invece ci dà inevitabilmente un prodotto scadente.
[NV] Quindi l’obiettivo è far saltare le banche centrali?
[FA] No, non condivido posizioni antagoniste. Non penso sia utile far saltare le banche centrali, anche perché le loro monete muoiono da sole: hanno 27 anni di vita media, non tutte sono longeve come la sterlina inglese (che comunque dalla sua nascita nel 1694 ha perso il 99.5% del suo potere d’acquisto). L’obiettivo è piuttosto fornire loro una concorrenza leale ed efficace che inneschi un circolo virtuoso: la competizione di mercato farà bene anche alle monete tradizionali.
[NV] Hayek voleva monete tra loro competitive nel garantire la stabilità dei prezzi: non avrebbe amato Bitcoin. Inoltre lei si contraddice: aveva detto che Bitcoin non è moneta.
[FA] Anche l’oro all’inizio è stato utilizzato direttamente come moneta: in seguito monete più evolute ne hanno superato alcuni limiti senza per questo renderlo obsoleto. O meglio: originariamente messo a garanzia della moneta, i governi hanno poi trovato il modo di marginalizzare l’oro per ottenere maggiore libertà in termini di inflazione (ed infatti da quanto la convertibilità aurea è stata soppressa il debito pubblico è cresciuto senza freni in tutto il mondo). Bitcoin abilita nuove possibilità di ingegneria monetaria. Nei prossimi anni renderà possibile la creazione di monete digitali fiduciarie e crittovalute decentralizzate con politica monetaria algoritmica ma in questo caso elastica, entrambe garantite da Bitcoin come asset di riserva. Come il gold standard un tempo, domani il Bitcoin standard. Queste nuove monete saranno “pagabili a vista” in Bitcoin, garantiranno la stabilità del potere di acquisto rispetto a un paniere, saranno in competizione con le monete a corso legale ma anche tra di loro (soprattutto nella definizione del paniere più ragionevole): io le chiamo Hayek Money perché realizzeranno il sogno dell’economista austriaco.
[NV] Chi introdurrà queste nuove monete private?
[FA] L’iniziativa privata, portata avanti da singoli, gruppi ed organizzazioni. Poi, perché no, magari anche da qualche piccolo stato che si voglia giocare una partita geopolitica strategica. Il punto cruciale sarà garantire riserve affidabili e verificabili: per questo Bitcoin è in pole position per definire un nuovo gold standard.
[NV] Il gold standard è stato abbandonato perché aveva chiari limiti.
[FA] Nel 1966 Alan Greenspan, che forse allora non immaginava sarebbe diventato chairman della Federal Reserve, scriveva: “la spesa in deficit è semplicemente uno schema per la confisca di ricchezza. L’oro ostacola questo processo insidioso. Si erge come protettore dei diritti di proprietà. Se uno capisce questo, allora non ha difficoltà a comprendere l’antagonismo degli statisti verso il gold standard”. In ogni caso, almeno sia consentito agli ingenui come me di sognare la possibilità che un nuovo Bitcoin standard possa competere in un libero mercato con le monete a corso legale. Poi vedremo quale soluzione prevarrà.
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