Jul 4, 2019 | Staff
Intervista a Ferdinando M. Ametrano
Sesta puntata dell’intervista al nostro direttore Ferdinando M. Ametrano sul tema Bitcoin, con Nicole Vismara (manager di Deloitte Consulting). Le successive puntate verranno pubblicate con cadenza regolare ogni martedì e giovedì, in coda sono presenti i link alle puntate precedenti. Di seguito la trascrizione di questa puntata.
6 - Ico, forkcoin e altcoin
[NV] A proposito di innovazione finanziaria: nel 2017 e 2018 le Ico hanno raccolto miliardi di dollari. Di cosa si tratta?
[FA] Le Initial coin offering sono l’equivalente nel mondo delle crittovalute delle offerte pubbliche di acquisto azionarie. Potenzialmente rappresentano la disintermediazione dei Venture Capital: le startup raccolgono capitale in crittovaluta dagli investitori e li ricompensano con l’emissione di token, gettoni digitali che vengono quotati ed il cui principale appeal è far sognare apprezzamenti simili alla straordinaria rivalutazione di Bitcoin. Per discriminare tra frodi e proposizioni legittime servono elementi tecnici e buon senso, ma sono rari in un mondo in cui il rumore mediatico è altissimo e gli esperti di settore preferiscono talvolta silenzi omertosi se non addirittura collusivi.
[NV] Perché Bitcoin è rispettabile mentre questi token sarebbero discutibili?
[FA] Questi token non danno praticamente alcun diritto (per sfuggire alla regolazione come strumento di investimento), hanno utilità applicativa spesso trascurabile, possono essere inflazionati a discrezione dell’emittente. Il capitale in crittovaluta raccolto va nella disponibilità diretta dell’imprenditore senza nemmeno entrare nel recinto aziendale, per cui l’azienda può fallire e l’imprenditore godersi gli investimenti ricevuti. Spesso si tratta di schemi pump&dump: si pompa il prezzo del token con tecniche che su mercati regolati sarebbero reato, allettando investitori ingenui a impiegare quei capitali che poi si dissolveranno nella fase di scarico (dump), quando l’emittente beneficerà della vendita delle sue quote. Il livello di euforia crescente, innescato dalla rivalutazione delle crittovalute, ha reso talmente appetibili questi token che addirittura già in fase di emissione si registrano vere e proprie corse all’acquisto. In questo caso gli investitori sono spesso operatori di mercato avvertiti, tutt’altro che ingenui: consapevoli dello schema pump&dump, contribuiscono ad accelerare il pump, facendo schizzare i prezzi già in fase di emissione, per prendere beneficio anche loro in fase di dump. Spesso godono di offerte scontate in fase di pre-emissione. Si tratta di implicite complicità fattuali, se non addirittura di espliciti accordi riservati, tecnicamente facilitati da piattaforme pubbliche di scambio che per incassare le commissioni transazionali non esitano a consentire la compravendita corsara di token improbabili e discutibili.
[NV] Nel 2017 abbiamo visto l’esplosione dei fork Bitcoin: di cosa si tratta?
[FA] Sono derivazioni di Bitcoin che tentano di cambiare alcune regole del protocollo; vengono tecnicamente realizzate come per gemmazione: condividono la storia transazionale di Bitcoin fino al momento della separazione (fork) che, come fosse uno stock split o uno stacco dividendi, distribuisce automaticamente il nuovo coin ai possessori di Bitcoin (airdrop). Di per sé la possibilità per chiunque di forkare Bitcoin è una garanzia di libertà: nessuno è prigioniero di un determinato gruppo di sviluppatori, è sempre possibile per gli attori economicamente rilevanti coagularsi intorno alla “forma” di Bitcoin che meglio rappresenta la loro visione e le loro necessità. Ma i tentativi visti finora hanno perseguito modifiche controverse che sono quindi rimaste minoritarie; si sono inoltre caratterizzati per la progressiva perdita di rilevanza: gli ultimi forkcoin hanno addirittura abbandonato qualsiasi finzione di dignità culturale o tecnologica.
[NV] Il primo fork, Bitcoin Cash, sembra aver trovato una sua stabilità…
[FA] È il tentativo velleitario di modificare Bitcoin in chiave di maggiore utilizzabilità transazionale, ma l’espediente tecnico scelto, l’aumento della dimensione del blocco, ottiene solo di centralizzare il network nelle mani di pochi grandi miner e non scala davvero; Bitcoin regge circa sei transazioni al secondo, VISA circa 60.000: non si può aumentare la dimensione del blocco di un fattore 10.000! Peraltro su Bitcoin Cash ci sono oggi meno transazioni rispetto alla rete Bitcoin: non interessa sostanzialmente a nessuno tranne che ai suoi supporter. Bitcoin Cash è cresciuto perché economicamente sostenuto da una cordata di imprenditori ostili a Bitcoin, ma resterebbe trascurabile se non fosse che tenta insidiosamente di confondere utenti ed investitori che possono scambiarlo per il vero Bitcoin.
[NV] Oltre a Ico e fork, sono tante le crittovalute ad essere cresciute molto: la leadership di Bitcoin è insidiata.
[FA] Il successo di Bitcoin ha innescato una pletora di tentativi emulativi (alternative coin, o più brevemente altcoin): il sito CoinMarketCap ne registra migliaia (inclusi token e forkcoin). La quasi totalità di questi cloni non apporta innovazione, manca di sostanza tecnica e meriti funzionali. Molti di questi sono cresciuti semplicemente perché avendo un prezzo basso sono stati percepiti come a maggior potenziale rispetto a Bitcoin, un po’ come capita con i penny stock. Insomma, pensando di aver perso il treno Bitcoin, in tanti cercano nuove opportunità: salgono su convogli merci di incerta destinazione, non hanno capito che il treno ad alta velocità Bitcoin è appena partito. Questa, a mio avviso, rischia di essere la vera bolla che scoppierà.
[NV] Se Bitcoin cresce è ragionevole, se crescono alternative a Bitcoin si tratta invece di una bolla?
[FA] Lo so che sembra fazioso ed arrogante, ma sinceramente è così. Bisogna discriminare tra oro digitale ed il ciarpame di imitazioni; comprendere l’insensatezza fraudolenta delle Ico. Ognuno svolga le sue analisi, tragga le sue conclusioni e faccia le sue scelte: nel tempo si avvierà un processo di selezione naturale ed i nodi verranno inevitabilmente al pettine. Quando succederà, i capitali in fuga non potranno che approdare alla spiaggia sicura di Bitcoin, il bene rifugio per eccellenza.
[NV] La sua critica gli altcoin sembra essere una opinione senza prove metodologicamente fondate.
[FA] Non è possibile farsi carico di smontare in maniera sistematica e documentata qualsiasi corbelleria venga proposta. Investo il mio tempo su temi e situazioni rilevanti, che altri perdano il loro tempo ed i loro investimenti…
[NV] Tra migliaia di cloni qualcosa di interessante deve esserci…
[FA] L’emergere di alternative è salutare concorrenza per Bitcoin: questi altcoin sperimentano nuove tecniche e si impara dai loro tentativi e dai loro fallimenti. Finora però solo pochi hanno mostrato peculiarità distintive che li hanno resi, con differenti e controversi livelli di qualità, meritevoli di considerazione. Ethereum ha l’ambizione di essere un computer globale piuttosto che oro digitale; Litecoin è talmente simile a Bitcoin da avere quasi assunto il ruolo di piattaforma di test dove verificare in anteprima le nuove funzionalità che potrebbero poi essere adottate per Bitcoin; Monero e ZCash forniscono vero anonimato transazionale; Ripple incarna la declinazione di queste tecnologie in una chiave più affine al mondo della finanza tradizionale e regolamentata.
[NV] Ripple è tra le crittovalute con maggiore capitalizzazione ed ha avuto performance superiori a Bitcoin nel 2017.
[FA] Immaginiamo che io emetta l’AmetranoCoin, che tutti i 21 milioni di coin appartengano a me, che io ne metta in circolazione solo pochi e poi ricompri un millesimo di coin per un dollaro: difficile sostenere che per questo gli AmetranoCoin abbiano una capitalizzazione di 21 miliardi di dollari. Ripple ha creato una piattaforma multi-asset, dove il coin XRP, a gestione totalmente centralizzata, è usato sia come carburante per transazioni finanziarie, sia come collaterale di garanzia. XRP potrebbe essere utile per le transazioni interbancarie che coinvolgono valute e paesi diversi (correspondent banking), ma quando le banche dovessero riconoscerlo, potrebbero creare un loro equivalente consorzio alternativo. La tecnologia può essere interessante, il coin non lo è ed in ogni caso non è una crittovaluta decentralizzata.
[NV] Ethereum però sembra rappresentare una reale alternativa a Bitcoin.
[FA] Bitcoin è oro digitale per trasferimenti di valore incensurabili; ether, la moneta della piattaforma Ethereum, è il carburante per attività computazionali incensurabili. Ethereum vuole essere un super-computer distribuito, capace di ogni tipo di elaborazione (in gergo tecnico è Turing-complete) con memoria persistente globale e ricchezza di possibili stati. Prediletto da quegli informatici che trovano Bitcoin noioso nella sua semplicità concettuale, è straordinariamente versatile e permette sofisticati smart contract: contratti crittografici i cui termini sono rispettati dall’esecuzione automatica del software che li definisce. Qualcuno sogna di usarli un giorno per il trading di derivati, per ora è una specie di parco giochi che consente la cura dei cryptokitties, gattini digitali scambiati in rete per decine di migliaia di dollari. La killer application di Ethereum è aver consentito le Ico: difficile esserne orgogliosi. In realtà la grande ambizione e complessità di Ethereum lo rendono proporzionalmente fragile: lo stesso Vlad Zamfir, ricercatore di punta dell’Ethereum Foundation, lo ha più volte definito “non sicuro né scalabile, un’immatura tecnologia sperimentale: inaffidabile per applicazioni critiche”. Ethereum promette molto ma è per ora fragile: se alla fine dovesse mantenere le promesse potrebbe diventare uno straordinario successo. Io sono scettico, ma potrei sbagliarmi e sono comunque grato di una competizione tecnologica che fa bene anche a Bitcoin. Dagli errori di Ethereum stiamo imparando tutti tanto.
[NV] Si parla di innovazioni decisive sulla piattaforma Ethereum: lo sharding dovrebbe ridisegnare la tecnologia blockchain, Casper dovrebbe sostituire la dispendiosa proof-of-work, la virtual machine che esegue il codice dovrebbe essere rimpiazzata con una architettura migliore e scalabile.
[FA] Il suo elenco mostra come sostanzialmente dell’Ethereum attuale non funzioni praticamente nulla e si stia tentando di cambiare in corsa, senza nemmeno sapere quale sia il processo di governo e controllo, componenti tecnologiche delicatissime. Peraltro nulla di quello a cui accenna lei è pronto: si tratta di ricerca futuristica e per ora spesso infondata: io sono pessimista sulla tenuta nel tempo di Ethereum.
[NV] Non mi dica che apprezza Monero, la crittovaluta che garantisce l’anonimato assoluto nelle transazioni.
[FA] Il mio apprezzamento è solo per Bitcoin: Monero, come gli altri altcoin, non ha le carte in regola per una sostenibilità futura. Monero però sperimenta tecniche crittografiche di avanguardia (crittografia omomorfa, ring signature, zero-knowledge proofs) che in futuro potrebbero essere adottate per migliorare la confidenzialità delle transazioni Bitcoin.
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7: Privacy e futuro della moneta