Jun 27, 2019 | Staff
Intervista a Ferdinando M. Ametrano
Quarta puntata dell’intervista al nostro direttore Ferdinando M. Ametrano sul tema Bitcoin, con Nicole Vismara (manager di Deloitte Consulting). Le successive puntate verranno pubblicate con cadenza regolare ogni martedì e giovedì, in coda sono presenti i link alle puntate precedenti. Di seguito la trascrizione di questa puntata.
4 - La finanza
[NV] In molti sostengono che l’aumento di valore di Bitcoin negli ultimi mesi del 2017 sia stato dovuto al lancio dei contratti futures sulla piazza di Chicago: perché?
[FA] Questi contratti sono regolati in dollari e non in Bitcoin: si apre quindi la porta all’investimento in Bitcoin per chi era impedito da difficoltà tecnologiche o vincoli regolamentari. Da un lato infatti ci sono difficoltà tecniche per custodire appropriatamente un asset puramente digitale non gestito da emittente centrale: manca esperienza e non sono ancora diffusi processi di sicurezza e custodia adeguati. Dall’altro lato, ricordiamo che l’Autorità Bancaria Europea dissuade le istituzioni finanziarie dal comprare, vendere o possedere Bitcoin. Insomma, il futures regolato in dollari rende l’esposizione finanziaria a Bitcoin semplice e praticabile per molti. Questo ha contribuito alla crescita dei prezzi, perché notevoli capitali premono per investire in Bitcoin. D’altronde poi abbiamo visto una correzione significativa dei corsi: facile che oltre alle prese di profitto dei primi investitori, abbia contribuito anche la possibilità di andare corti Bitcoin tramite il futures, insomma di venderli senza averli. I futures in sé sono strumenti neutrali.
[NV] Nella storia ogni innovazione è stata inglobata dalla finanza. I futures scambiati a Chicago non potrebbero essere la fine di Bitcoin come “utopia” libertaria?
[FA] A Chicago per 50 anni hanno scambiato il futures sulla pancetta di maiale: con lodevole pragmatismo si compra e vende qualsiasi cosa interessi alle persone. Ma per ora mi sembra che siamo ben distanti da un’accettazione del fenomeno Bitcoin da puntata del mondo finanziario in generale.
[NV] La Fia (Futures industry association) ha scritto alla Commodity futures trading commission, l’ente che ha autorizzato il lancio dei futures, criticandone la scelta, o almeno i modi.
[FA] Wall Street teme che la finanziarizzazione di Bitcoin ne rappresenti il definitivo “sdoganamento”, un punto di non ritorno. Bitcoin è percepito come nemico perché rappresenta valore che non discende da una autorità costituita e che è trasferibile senza intermediari. La sua esistenza certifica che un sistema decentralizzato può essere più efficiente e sicuro rispetto agli attuali modelli.
[NV] Jamie Dimon, l’amministratore delegato di JP Morgan, considera Bitcoin una frode che finirà male. Ha definito stupidi quelli che comprano Bitcoin ed ha minacciato di licenziare chiunque nella sua banca lavori con Bitcoin.
[FA] Il giorno, però, dopo alcuni suoi trader compravano exchange traded note legate a Bitcoin sulla borsa svedese, sfruttando il calo di prezzo innescato da quelle dichiarazioni. Ma al di là dell’aneddotica, di fronte ai rischi di disintermediazione è vero che molti banker assumono posizioni di sostanziale ostilità, anche se magari le esprimono con minore veemenza. Gli incumbent non cercano davvero l’innovazione, anzi la temono: basti pensare a Blockbuster, BlackBerry o Kodak. Merrill Lynch addirittura impedisce qualsiasi attività in Bitcoin, che si tratti di futures, investment trust o anche solo advisoring.
[NV] L’ostilità delle grandi banche sembra generalizzata.
[FA] Non aver compreso Bitcoin per tempo ed averlo osteggiato impedisce adesso di riconoscere l’errore. Ed è innegabile che Bitcoin sia cresciuto in un ecosistema che non ama il mondo della finanza. Ma l’ostilità, pur generalizzata, non è unanime. Ad esempio Lloyd Blankfein, l’amministratore delegato di Goldman Sachs, si mostra più possibilista: dice di non essere ancora arrivato ad una conclusione su Bitcoin, ricorda che c’era scetticismo anche quando la carta moneta sostituì l’oro; addirittura ipotizza che Bitcoin possa rappresentare una naturale progressione: come siamo passati da moneta garantita (redimibile in oro) a moneta fiduciaria (non redimibile), potremmo andare oggi verso “consensus money”. E la sua banca sta per lanciare un desk di trading specializzato in crittovalute. L’alternativa miope è quella delle multinazionali musicali che hanno fatto la lotta agli MP3 ed al file-sharing col risultato che la musica liquida oggi non la compriamo da loro ma da iTunes, Amazon e Google.
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7: Privacy e futuro della moneta