Jan 20, 2023 | Staff
Comunicato stampa
Si è svolta martedì 17 gennaio 2023 la presentazione della quattordicesima edizione del report trimestrale su ecosistema Bitcoin, crypto-asset e blockchain curato dal Digital Gold Institute, il principale think tank italiano dedicato al fenomeno Bitcoin e alla scarsità in ambito digitale. Le slide presentate sono disponibili sul sito dell’Istituto www.dgi.io/reports.
Ferdinando Ametrano, Direttore Scientifico del DGI e docente di “Bitcoin and Blockchain Technology” a Milano-Bicocca e Parigi ESSEC Business School, ha dichiarato: “è proseguito nel quarto trimestre 2022 il crescendo di scandali e fallimenti che hanno coinvolto intermediari inaffidabili, con il conseguente crollo delle quotazioni. Quanto al primo aspetto, è diventato evidente che gli esorbitanti rendimenti offerti da alcuni erano di fatto schemi di Ponzi, yielding/farming/staking hanno un rischio di controparte troppe volte sottostimato, attori e processi non trasparenti sono da considerare inaffidabili e la segregazione tra i beni dei clienti e quelli dell’intermediario deve essere netta e chiara”.
Quanto al crollo delle quotazioni, Ametrano ha evidenziato che “da un lato, chi conosce il mondo cripto ha già visto in passato ritracciamenti di prezzo drammatici, compensati successivamente da crescite vigorose; dall’altro, Bitcoin ha continuato a funzionare perfettamente, confermando il suo ruolo di riferimento nel mondo cripto: l’asset che si usa a garanzia, l’oro di famiglia che si vende nei momenti di crisi. Se gli operatori di mercato ancora non hanno riconosciuto questo merito nei prezzi, comunque nessuna delle truffe o degli scandali che abbiamo visto erano basati su bitcoin: la sua trasparenza e il suo determinismo algoritmico non si prestano infatti a schemi malversatori”.
Non sono mancate osservazioni critiche verso i regolatori, per i loro atteggiamenti dissuasivi che “fermano gli attori finanziari vigilati che vogliono offrire servizi cripto e scoraggiano le società di revisione e consulenza ad operare professionalmente con le aziende cripto. Ci vorrà onestà intellettuale per rettificare queste indicazioni improvvide fornite da regolatori italiani ed europei negli ultimi mesi, il cui paradossale effetto è di abbandonare risparmiatori ed investitori in balìa di operatori inaffidabili”.
Infine, Ametrano ha sottolineato che per il 2023 “i rischi principali riguardano principalmente la tenuta di attori sistemicamente rilevanti come Tether, Binance e DCG/GrayScale, ma anche la resilienza della miriade di operatori minori. Un quadro stabile vedrebbe facilmente una ripresa del valore delle principali criptovalute, Bitcoin e Ether su tutte. Se gli scenari dovessero essere invece più caotici, gli investitori cripto dovranno avere la pazienza di attendere che il mercato impari a discriminare i valori in campo, un po’ come fu necessaria pazienza quando allo scoppio della bolla dot.com il mercato non distingueva Amazon.com da Pets.com”.
È consuetudine che alla presentazione del report trimestrale DGI intervenga un ospite qualificato. Questa è stata la volta di Francesco Avella, LL.M., Managing Partner di Studio Avella e Associati, esperto di diritto tributario nazionale e internazionale e di fiscalità delle cripto-attività, che ha commentato le recenti novità introdotte dalla legge di bilancio 2023.
“L’Italia è tra i primi paesi al mondo ad essersi dotati di una specifica legislazione in materia”, ha spiegato Avella. “Le nuove norme, che decorrono dal periodo d’imposta 2023, introducono una specifica nozione tributaria di “cripto-attività”. Per gli investitori privati i connessi proventi sono una sottocategoria dei redditi diversi di natura finanziaria soggetti a tassazione se superiori a 2.000 euro nel periodo d’imposta; inoltre, sono fiscalmente irrilevanti alcune permute tra cripto-attività, sebbene la norma necessiterebbe di chiarimenti. Molto criticata e foriera di svariati dubbi applicativi è, invece, l’introduzione di una imposta patrimoniale dello 0,2% all’anno sulle cripto-attività, in forma di imposta di bollo.”
Le novità non riguardano solo gli investitori, ma anche intermediari finanziari e operatori cripto italiani: “questi possono applicare direttamente le imposte per conto dei loro clienti, sollevandoli dall’obbligo del quadro RW che resta invece confermato negli altri casi. Questa apertura è stata però introdotta senza adeguato preavviso e, come per l’imposta di bollo, gli operatori non sono probabilmente preparati, restando quindi esposti al rischio di sanzioni oltre agli elevati costi per l’adeguamento infrastrutturale.”
Aggiunge Avella che “sono state anche introdotte due misure transitorie, per regolarizzare il passato e per aggiornare i valori fiscali delle cripto-attività. La norma di regolarizzazione è tuttavia poco interessante, perché potenzialmente molto onerosa ed incerta nell’applicazione. Più interessante la norma per aggiornare i valori ai corsi del 1° gennaio 2023 dietro pagamento di un’imposta sostitutiva del 14%, sebbene giunga in un periodo di valori molto bassi e rischi di trovare una limitata adesione.”
“In definitiva”, conclude Avella, “restano incertezze e limiti evidenti, destinati ad ingessare operatori e investitori, scoraggiando l’emersione e la regolarizzazione dei patrimoni cripto. Sono perciò necessari tempestivi correttivi in via legislativa e, in alcuni casi, interventi interpretativi da parte dell’Agenzia delle Entrate”.
Il report DGI è trimestrale: il prossimo appuntamento per commentare il primo trimestre 2023 è martedì 18 aprile. Nel frattempo, gli aggiornamenti settimanali su Bitcoin e dintorni sono ogni venerdì alle 18:00 su CryptoWeek (<www.checksig.com/it/cryptoweek>).