Nov 22, 2021 | Staff
L'opinion di Ferdinando Ametrano su Agenda Digitale
Per Bitcoin e altre cripto, sostenibilità significa passare alle energie rinnovabili. I cambiamenti climatici ci impongono la transizione energetica in ogni attività, compresa quella del crypto mining. Ecco la strada.
Nell’articolo “Bitcoin, c’è la strada per non inquinare più: ecco come” pubblicato oggi su Agenda Digitale, Ferdinando Ametrano chiarisce quali sono gli elementi per affrontare il tema della sostenibilità quale valore aggiunto di Bitcoin. Riportiamo sotto il testo completo dell’articolo a cura di Mirella Castigli.
Uno di settori finanziari più impegnati nella decarbonizzazione è, a sorpresa, quello delle criptovalute come il Bitcoin. Una applicazione tecnologica da tempo finita sul banco degli imputati per il consumo energetico del mining e la scarsa sostenibilità ambientale. Ma qualcosa sta cambiando. L’attività del crypto mining, necessaria oggi per il funzionamento delle criptovalute, è accusata infatti di essere energivora ed inquinante senza che a differenza di altri settori pure inquinanti come gli aerei, ne venga un qualche beneficio per la società al di fuori della speculazione finanziaria.
Ferdinando Ametrano, professore dell’Università Milano-Bicocca, dove insegna Bitcoin e tecnologia blockchain, e amministratore delegato CheckSig, società di servizi e custodia Bitcoin, è però ottimista. Innanzitutto, Ametrano spiega che, almeno per quanto riguarda Bitcoin, “ci riferiamo ad una criptovaluta decentralizzata, senza una governance centralizzata che possa coordinare una transizione sostenibile”, in parole povere manca un’autorità come una banca centrale o un governo.
“Tuttavia negli ultimi mesi la proibizione dell’attività di mining in Cina ha avuto un effetto positivo sotto il profilo ambientale: ha spostato l’attività dei minatori da un Paese dove l’utilizzo del carbone era elevato, se non addirittura prevalente in alcuni periodi dell’anno, agli USA dove l’uso di energie rinnovabili lo rende sostenibile”.
Criptovalute sostenibili con le energie rinnovabili
“Sul tema della sostenibilità è, però, decisivo come si guarda al Bitcoin. Chi lo considera inutile o una bolla speculativa, conclude che il consumo di energia per il mining è uno spreco. Se, invece, lo si apprezza come l’equivalente digitale dell’oro e si comprende che la sua affidabilità è direttamente proporzionale all’energia utilizzata per mettere in sicurezza la sua rete, allora è evidente che il consumo energetico è appropriato, commisurato”, spiega Ferdinando Ametrano. Tutti i supporter dei Bitcoin ne sostengono il valore di sostituto digitale dell’oro.
Il professore dell’Università Milano-Bicocca sottolinea quanto i consumi energetici della rete Bitcoin siano in realtà inferiori a quanto comunemente si pensi: “I consumi energetici della rete Bitcoin sono paragonabili a quelli dell’industria di estrazione dell’oro fisico e sono inferiori alla quantità di energia prodotta e dissipata, perché non utilizzata da nessuno, dai bacini idroelettrici o nell’estrazione del gas, come documenta il Bitcoin Electricity Consumption Index dell’Università di Cambridge”.
Ma non è solo una questione di pregiudizi che come la nebbia avvolgono il dibattito sulle criptovalute, offuscando un giudizio neutrale. C’è anche una questione ideologica: non sarà la decrescita (in)felice a salvarci dal disastro ambientale, bensì la transizione energetica che renderà le attività economiche sostenibili, traghettandole nell’era dell’abbandono dei combustibili fossili: “Del resto, per Bitcoin tanto quanto per ogni attività umana, il tema della sostenibilità non può significare consumare meno”, mette in evidenza Ametrano, perché “il Pil di un Paese è sempre direttamente correlato ai suoi consumi energetici. Chi più consuma vive meglio, chi meno consuma sta peggio. Non possiamo pensare di ridurre i consumi, tantomeno di imporre queste riduzioni ai Paesi più poveri, bisogna invece impegnarsi a consumare meglio, usando energie rinnovabili”.
I vantaggi reali delle criptovalute
Ma per capire il ruolo reale svolto dai Bitcoin nel mondo della finanza di oggi, bisogna fare un passo indietro. E capire cosa davvero siano le criptovalute. “Bitcoin è l’esperimento della creazione di scarsità in ambito digitale. In un ambito in cui tutto sembra essere intrinsecamente duplicabile, Bitcoin è, invece, trasferibile ma non duplicabile; spendibile una volta a vantaggio di Tizio, non è spendibile una seconda volta a vantaggio di Caio”, prosegue Ametrano: “Vuole quindi essere l’equivalente digitale dell’oro fisico. Se riflettiamo sul ruolo dell’oro nella storia della civilizzazione, della moneta e della finanza, allora capiamo quanto dirompente sarà l’emergere del suo equivalente digitale nella nostra civilizzazione digitale e nel futuro della moneta e della finanza”.
I record dei Bitcoin
Ma perché il prezzo di Bitcoin è così alto in questo momento di mercato? Ametrano ci illustra le “quattro ragioni contingenti che rafforzano Bitcoin:
– la proibizione cinese del mining e dell’utilizzo delle criptovalute non ha avuto alcun impatto significativo sul funzionamento della rete e sul valore di mercato di Bitcoin. Le attività si sono spostate semplicemente altrove, senza discontinuità operative o contraccolpi;
– dopo lo stop cinese, i presidenti della SEC e della FED (rispettivamente l’equivalente americano della Consob e della Bce) hanno entrambi dichiarato che non c’è alcuna intenzione di proibire il Bitcoin negli USA;
– l’apprezzamento del fenomeno Bitcoin nella finanza statunitense continua a crescere, come testimonia il successo del lancio dell’ETF (Exchange-traded Fund, un fondo negoziato in borsa, ndr) sul contratto futures Bitcoin, immediatamente balzato in cima alla classifica tra gli ETF più scambiati;
– in uno scenario d’inflazione oltre il 6% negli USA e crescente in Europa, il Bitcoin è apprezzato come fortemente deflattivo”. Le criptovalute, insomma, sono qui per restare. Ma le altre criptovalute, quelle più green di Bitcoin, perché utilizzano quantità di elettricità inferiori?
“C’è il tentativo di passare da Proof-of-work, l’algoritmo di consenso (cioè funzionamento) di Bitcoin, a Proof-of-Stake, un algoritmo di consenso che non richiede dispendio energetico: esperimenti interessanti, ma la cui praticabilità per mettere in sicurezza valori economici importanti è tutta da dimostrare. Sono scettico sul loro funzionamento, sarei lieto di essere smentito dai fatti. Per ora le alternative a Bitcoin sono nella maggioranza dei casi ciarpame tecnologico, nei casi migliori sembrano essere tentativi velleitari”, conclude Ametrano.
Criptovalute, dal carbone alle energie rinnovabili
La pressione pubblica a favore della sostenibilità ambientale sta investendo anche le attività di crypto mining, impegnate a ridurre il carbon footprint di Bitcoin e monete virtuale. Secondo Shane Shifflett, data reporter del Wall Street Journal, autore del libro “How Dirty Money Disappears Into the Black Hole of Cryptocurrency, pur non essendo mai stato misurato il loro carbon footprint, che è frutto solo di una stima per difetto, si può dire che le attività di crypto mining solo relative al Bitcoin emettono gas ad effetto serra quanto l’intero gruppo petrolifero Chevron nel 2020. Ma in questo calcolo non si tiene conto né di Ethereum, la seconda criptovaluta più diffusa dopo Bitcoin, né di tutte le altre monete virtuali.
L’attività di crypto mining per le criptovalute richiede una fonte energetica always-on, non intermittente, ma sempre fruibile. Numerosi crypto miner utilizzano allora fonti rinnovabili come l’energia idroelettrica; alcuni hanno addirittura acquistato centrali idroelettriche perché, in molti casi, le rinnovabili sono più economiche delle risorse non rinnovabili e del carbone. Il problema legato all’energia solare ed eolica è invece legato all’intermittenza, tanto che vengono abbinate alle fonti fossili, come il gas naturale per generare elettricità, per evitare questa problematica.
L’addio alla Cina significa abbandono del carbone
La messa al bando delle criptovalute in Cina ha però avuto l’effetto di traslocare i miners in Nord America, USA e Canada, dove hanno cambiato l’utilizzo di fonti energetiche. Fra l’altro, in Cina le fonti energetiche sono stagionali: durante l’estate, nei mesi in cui le piogge riempiono gli invasi, si utilizza l’energia idroelettrica; ma nei mesi invernali, si passa al carbone. Il trasferimento dei miners in Texas, con enormi parchi eolici e solari, e Canada (un Paese con tante centrali idroelettriche) fa sì che il crypto mining stia adottando come fonte un mix energetico basato sulle energie rinnovabili. Anche in New Mexico ed Arizona si usa l’energia solare.
L’effetto dei fondi ESG
Inoltre esistono fondi ESG (environmental, social and governance) che investono secondo i principi della sostenibilità. Per questo motivo, anche per accedere ai mercati dei capitali, sempre più a caccia di aziende green, crescono le criptovalute che comprano carbon credit per compensare le emissioni. L’esempio per tutti è Elon Musk che chiede ai Bitcoin di ridurre il carbon footprint per tornare ad accettare la moneta virtuale come metodo di pagamento per acquistare un’auto targata Tesla. Fra gli esperti di criptovalute, aumentano le percentuali di giovani con una sensibilità ecologica, preoccupati dell’impatto ambientale del loro prodotto.
Più difficile è invece imporre regole a un mercato decentralizzato, invece certe iniziative, guidate da aziende leader, possono promuovere tendenze legate alla sostenibilità: in particolare, possono indurre altri operatori a centrare obiettivi nella decarbonizzazione e promuovere l’impegno volontario ad abbattere le emissioni.
Cos’è il Crypto Climate Accord
Va nella direzione giusta Crypto Climate Accord con la firma di 180 sviluppatori di attività crypto mining per azzerare le emissioni e raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, grazie a framework, standard e obiettivi intermedi.
Le altre criticità legate alle criptovalute
Shane Shifflett ritiene che le criptovalute non siano solo inquinanti, dal punto di vista ambientale, ma anche finanziario:
– vengono utilizzate a fini illeciti, a causa delle loro intrinseche connotazioni di anonimato e carenza, in assenza di assetti regolatori uniformi e chiari, nell’ambito del riciclaggio e del contrasto al finanziamento del terrorismo;
– inoltre sono manipolabili e manipolate con le tecniche di “pump and dump” (pompa i prezzi e poi scarica mettendo a frutto i guadagni) sfruttate dal Lupo di Wall Street: sono stati analizzati oltre un centinaio di gruppi che alimentano milioni di transazioni su alcune monete virtuali, grazie a chatroom in cui si mettono a segno blitz, con repentini e vertiginosi incrementi dei prezzi seguiti da crolli verticali.
Conclusioni
I Paesi dell’accordo di Parigi si sono impegnati ad abbattere del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030, per mantenere l’aumento di riscaldamento medio sotto la soglia critica di 1,5° C, accelerare il taglio dell’utilizzo del carbone e il termine dei sussidi ai combustibili fossili.
Le aziende del settore privato impegnate a favore del clima sono quadruplicate e rappresentano il 23% a livello internazionale. La finanza, grazie agli investimenti ESG, scommetterà sempre più sulle attività che mettono al centro sostenibilità ambientale, sociale e di governance: gli investimenti green passeranno da 38mila miliardi di dollari a quota 53mila entro il 2025. Ora tocca anche alle criptovalute fare la propria parte sulla strada della transizione energetica verso fonti pulite e rinnovabile.
L’attività svolta dai minatori di monete virtuali è il settore più preso di mira per l’eccessivo utilizzo di combustibili fossili altamente inquinanti come il carbone. Invece quello delle criptovalute è uno dei settori che sta prendendo sul serio la sfida legata alla transizione energetica, e dunque l’addio alle fonti colpevoli di rilasciare anidride carbonica e gas climalteranti in atmosfera, per abbracciare risorse rinnovabili, in modo da azzerare l’impatto sui cambiamenti climatici. Le criptovalute sostenibili, grazie all’impiego delle energie rinnovabili, rappresentano una svolta concreta.