Aug 6, 2021 | Staff
L'articolo di Ferdinando Ametrano per Agenda Digitale
Gli sviluppi tecnici del bitcoin continuano e non dobbiamo sottovalutarli solo perché sembrano sganciati dai prezzi. A giugno c’è stato Taproot su bitcoin, oggi London su ethereum
Nell’articolo “Taproot, la nuova vita del bitcoin: perché è l’evoluzione più importante” pubblicato oggi su Agenda Digitale, Ferdinando Ametrano svela gli sviluppi strettamente tecnici dei protocolli dei cripto asset. A seguire il testo completo.
La dinamica dei prezzi di mercato delle criptovalute sembra poco reattiva rispetto agli sviluppi strettamente tecnici dei protocolli sottostanti. In passato Ethereum ha fallito molti aggiornamenti protocollari senza che le quotazioni ne risentissero negativamente. A giugno Bitcoin ha dato luce verde a Taproot, una delle innovazioni protocollari più significativa degli ultimi anni, senza che questo abbia avuto un impatto positivo.
Taproot e London
Sembra cambiare qualcosa oggi con l’aggiornamento denominato London messo in produzione sulla rete Ethereum, ma l’impressione anche in questo caso è che la percezione positiva sia dovuta più all’attività di pubbliche relazioni della Ethereum Fundation che non a genuini meriti tecnici. Proviamo a fare ordine in una serie di articoli: questo primo articolo su Bitcoin Taproot, poi successivamente Ethereum London, per chiudere infine con un commento su mercato e regolatori di fronte alla tecnocrazia ed ai processi di governance decentralizzati.
Bitcoin sempre più mainstream, prossimo passo i primi ETF
Il 12 giugno la rete Bitcoin ha formalmente preso atto che i minatori si dichiarano pronti a recepire Taproot, la più importante evoluzione del protocollo Bitcoin degli ultimi anni. I minatori avevano tre mesi di tempo, dallo scorso maggio, per manifestare la loro readiness, cioè la loro capacità e predisposizione tecnica a recepire il cambiamento: questa era la finestra dello Speedy Trial, un processo pensato per constatare velocemente che i minatori erano pronti alla ricezione di Taproot.
La comunità tecnica ricorda ancora con angoscia la guerra civile Bitcoin nel 2015-2017 per l’approvazione di SegWit, il precedente aggiornamento protocollare: si era trattato di un processo estremamente contenzioso e che ha dato vita all’hard fork (nascita per biforcazione) di Bitcoin Cash. Chi volesse approfondire ne può leggere nell’interessante libro appena uscito The Blocksize War.
Per Taproot non sembravano sussistere incertezze o controversie, ma si stava delineando comunque una situazione di stallo per i diversi pareri su come i minatori potessero o dovessero manifestare la loro disponibilità; non si voleva, infatti, che il processo sembrasse un voto di approvazione dei minatori, come se questi fossero una specie di tribunale ultimo. Doveva essere chiaro che si tratta di una proposta degli sviluppatori Bitcoin, sostanzialmente approvata da utenti, investitori ed industria: i minatori sono solo una delle componenti dell’universo Bitcoin, nel processo di governance decentralizzata che vede protagonisti tutti i diversi attori appena menzionati.
Lo Speedy Trial è stato quindi un efficace compromesso: se la maggioranza qualificata dei minatori (superiore al 90%) si fosse velocemente dichiarata pronta, non sarebbe stato necessario fare verifiche più complesse o contenziose. In poche settimane il 99% dei minatori si è dichiarato pronto. La vera e propria attivazione di Taproot, nel senso della possibilità di sfruttare le sue nuove funzionalità sulla rete Bitcoin, è a questo punto fissata per il prossimo novembre (più precisamente, al blocco numero 709632). Taproot introduce un nuovo schema di firma digitale: originariamente ideato da Schnorr, è più efficiente e flessibile del tradizionale standard di firma digitale noto come ECDSA, ma non era mai stato standardizzato o adottato perché coperto da brevetto. Il brevetto adesso è scaduto e la comunità Bitcoin è stata la prima a implementarlo in un ambito crittografico industriale (ennesima dimostrazione che in ambito tecnologico i brevetti possono essere un freno all’innovazione invece che una tutela della proprietà intellettuale).
La firma digitale è il modo più comune di autorizzare il trasferimento di Bitcoin, cioè di soddisfare quelle che in gergo tecnico vengono chiamate condizioni di spendibilità. Ma Taproot introduce anche la possibilità di prevedere molteplici e più sofisticate condizioni di spendibilità, espresse da script celati in un albero di possibilità che non viene mai reso pubblico, se non per la singola condizione di spendibilità soddisfatta al momento del trasferimento. Questa possibilità migliora la riservatezza delle transazioni Bitcoin ed aumenta notevolmente la versatilità, rappresentando un passo fondamentale per gli sviluppi futuri: nei prossimi mesi ne vedremo i benefici.