Oct 28, 2020 | Staff
Il Sole 24 ore, valute digitali, inserto a cura di F.M. Ametrano
Riportiamo l’inserto a cura di Ferdinando M. Ametrano, pubblicato oggi sulla rubrica “Valute digitali” de Il Sole 24 ore.
Se la valuta digitale diventa di Stato
Abbiamo visto negli ultimi mesi un rilancio delle ipotesi intorno ad un Euro digitale garantito dalla Banca Centrale Europea e, in quanto tale, effettivamente contante digitale più che moneta elettronica. Ricordiamo infatti che gli “Euro digitali” del saldo del nostro conto corrente sono moneta elettronica, non moneta di banca centrale: sono la promessa di una banca commerciale di restituire quegli importi in moneta di banca centrale, a patto di non presentarci tutti contemporaneamente agli sportelli, altrimenti scopriremmo che tale promessa non può essere mantenuta integralmente.
Molti degli attori oggi più attivi sul fronte dell’Euro digitale, nel 2017 sostenevano che non ce ne fosse alcuna necessità; allora Christine Lagarde era l’unica aperturista, ma parlava in maniera accademica ed un po’ astratta come presidente del Fondo Monetario Internazionale.
Progetti, anche italiani, di contante digitale sono stati in passato abbandonati nel limbo della sperimentazione; pur riconoscendone i vantaggi per risparmiatori e consumatori, i banchieri centrali temevano e temono che un accesso indiscriminato al contante digitale porti i risparmi verso la banca centrale a discapito delle banche tradizionali, danneggiando la raccolta ed i meccanismi di trasmissione della politica monetaria.
Lo scenario oggi è cambiato per due novità.
Anzitutto l’intenzione di Facebook di promuovere Libra come moneta privata, mettendo di fatto in discussione la sovranità della moneta: alcuni secoli fa abbiamo prima abbandonato il “cuius regio eius religio”, poi separato la Chiesa dallo Stato; oggi si apre la possibilità tecnica di un passaggio politico e culturale altrettanto drammatico e cruciale che porterà, se non alla separazione tra moneta e Stato, almeno alla realizzazione del sogno di Hayek, premio Nobel per l’economia, di monete private che fanno concorrenza a monete statali.
L’altra novità è il tentativo cinese di rafforzare lo Yuan come moneta di riferimento internazionale rendendolo disponibile come contante digitale. L’Europa, dal dopoguerra compiacente di fronte al ruolo del Dollaro come bene rifugio internazionale (ruolo su cui si regge, ricordiamolo, la sostenibilità del debito pubblico e privato statunitense), teme di vedere l’Euro stritolato dalla competizione tra Dollaro e Yuan.
Ecco spiegata, quindi, l’inversione di atteggiamento di fronte all’Euro digitale, oggi auspicato come necessario per un sistema dei pagamenti moderno ed efficiente. In realtà è difficile immaginare che una spinta formalmente innovativa, ma sostanzialmente reattiva se non addirittura conservatrice, possa trovare oggi in Europa la lucidità culturale e politica per portare a termine un tale progetto in maniera pragmaticamente efficace.
In ogni caso, pur consapevoli dei rischi sistemici di questi scenari, è una buona notizia che la concorrenza di mercato di Facebook rilanci scenari evolutivi nella storia della moneta e che la concorrenza tra Stati si esprima oggi a livello finanziario e commerciale e non in trincea o con armi di distruzioni di massa.